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22 febbraio 2010

Yemen, che fare:

La Comunità Internazionale nella conferenza di Londra vota per il sostegno e lo sviluppo del paese Yemen, ma ci vogliono strategie anche politiche per sostenere la lotta al terrorismo.






Le foto sono di una collaboratrice fotografa di redazione

Al fallito attentato di Natale sul volo Amsterdam-Detroit rivendicato da Al-Qaeda, per Obama ha una priorità : dimostrare agli Americani di essere un Capo affidabile. Per gli Americani l’incubo non è più Osama Bin Laden, ma l’Iman Anwar Al Awlaki e il numero due Saeed Al Shakeri rilasciato un anno fa da Guantanamo.

Il presidente con i suoi stretti consiglieri discute sulla rappresaglia da adottare contro Al-Qaeda e intanto, nello stretto riserbo sugli obiettivi da colpire, viene intensificata la campagna di raid aerei nella Penisola Arabica. La guerra in Afghanistan per sconfiggere Al-Qaeda e i talebani da oltre nove anni non ha ottenuto nessun risultato, ma ha rafforzato le due organizzazioni e aumentato i pericoli di attentati.

Per Al- Qaeda il canale di comunicazione per conquistare il Corno d’Africa passa per lo Yemen. L’organizzazione terroristica, guidata dall’ex segretario di Osama bin Laden, Abdel-Karim Wahishi con Saeed al Shehri, è nata un anno fa dalla fusione delle cellule yemenite e saudite per i fedeli alla guerra santa islamica, il jihad, per attaccare i “crociati”, cristiani ed ebrei e colpire ovunque gli interessi degli americani.

Assicurarsi il controllo dello stretto di Bad el Mandeb, un tratto di mare di soli 30 chilometri che separa lo Yemen dal Corno d’Africa dove il Mar Rosso si collega al Golfo di Aden all’Oceano Indiano, è strategico per una stabilità di comunicazione tra le cellule terroristiche della Penisola Araba e quelle Africane.

Lo Yemen, un paese che si trova al 140° posto dell’indice di sviluppo umano,di 22 milioni di abitanti e lo scontento generale per le difficili condizioni di vita dove nonostante la diffusa povertà il governo taglia per via della crisi del 50% le spese pubbliche, con il tasso di crescita della popolazione del 3,4% , il 50% della popolazione è sotto la soglia dei 15 anni, l’analfabetismo pari al 70%, disoccupazione è circa il 40% e ancora dove circolano 60 milioni di armi e il governo centrale debole e corrotto, il virus di Al-Qaeda tende a diffondersi facilmente.

Nello Yemen vaste zone di territorio sono fuori controllo e la guerra contro il potere centrale in mano sannita è combattuto da anni nel nord del paese dove si concentrano le milizie sciite di Abdel Malik al-Houti sostenuto dall’Iran.

A numerosi raid aerei condotti dall’aviazione Yemenita contro le basi di Al-Qaeda nella provincia di Abyen lo scorso 14 febbraio, il governo Sana’à aveva annunciato che il numero due della cellula di Al-Qaeda in Yemen è morto.

Smentita la notizia dallo stesso saudita Said al-Shahri, noto col nome di battaglia di Abu Suflyan al-Azdi-Al-Shahri, a Nasir al-Wahshi, risponde in un comunicato che “Siamo ancora vivi, stiamo bene e che risponderanno ai raid aerei e agli attacchi dei crociati e che tutto ciò che accadrà in futuro sarà solo per difendere noi stessi”.

Il comunicato segue che questa guerra contro l’Islam è stata studiata da tempo.
Lo Yemen è in una posizione strategica che si vuole controllare. Il terrorista chiama i musulmani a unirsi al proprio gruppo per combattere contro l’Occidente e i paesi arabi moderati e che la conferenza di Londra è fare a loro la guerra in una forma indiretta. Un impegno internazionale dal 2006 doveva fornire cinque miliardi di dollari quale aiuto alla povertà e lo sviluppo al governo Yemenita, ma questo aiuto non è ancora stato ricevuto.

Nel caos sanguinoso, corruzione e un governo che rischia il fallimento, lo Yemen potrebbe diventare come l’Iraq e l’Afghanistan.Per affrontare questa grave crisi a Londra il 27 e 28 gennaio 2010 a porte chiuse si è indetta una conferenza dove partecipano premier yemeniti, Ali Mohammed Megawar, il Ministro degli Esteri Abubakr Al-Qirbi e i Ministri degli Esteri dei Paesi del G8 con la presenza de il Segretario di Stato Statunitense Hillary Clinton , il Consigliere di Cooperazione del Golfo Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Oman, Kuwait e Bahrain oltre che dell’Alto rappresentante per la politica Estera dell’Unione Europea Catherine Ashton, delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, del Fondo monetario internazionale.



La conferenza è presieduta dal premier britannico Gordon Brown, dallo stesso presidente Afgano e dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon.

Il summit è servito a trovare un’intesa per il sostegno, lo sviluppo, all’economia dello Yemen e soprattutto il sostegno alla lotta contro il terrorismo. Di dare nuovi fondi aggiuntivi al sostegno internazionale per combattere i talebani e la dilagante corruzione del Governo del presidente Hamid Garzai.

Il Governo di Berlino, rappresentato dal Ministro degli Esteri Guido Westerwelle, assente la Angela Merkel ma presente nel definire le posizioni del governo tedesco a riguardo sentendosi per telefono con il Presidente francese Sarkosy, vuole soprattutto che si elabori un piano di stabilità politica a discapito di quello militare, condiviso anche dal generale statunitense Stanley Mc Chrystal, quale soluzione politica al conflitto Afghanistan.

Il governo di Berlino è pronto a finanziare con 50 milioni di euro il fondo destinato a incoraggiare i militanti Talebani ad abbandonare la lotta armata. Dopo l’aumento delle truppe statunitense ed eventuali contributi militari da parte della Nato, il cancelliere Tedesco ha confermato l’invio di altri 500 soldati con una riserva di altri 350 in Afghanistan.

Un piano di riconciliazione nazionale del governo afgano nel presidente Karzai prevede per quanti aderiranno, lavoro, sicurezza, istruzione e benefici sociali.

Aderiscono al progetto gli Americani, i paesi confinanti con l’Afghanistan e la Turchia e il segretario generale NATO. A questo tavolo mancano i Talebani, ma si spera che tanti di loro accettino. La conferenza sull’Afghanistan il 28 gennaio si è tenuta nel Lancaster House. La situazione dello Yemen è delicata e le truppe occidentali sbarcati nello Yemen non sono accettate.

I leader tribali dello Yemen, sceicchi di spicco e membri del parlamento Yemenita sono contrari e si oppongono a qualsiasi intervento militare straniero nel Paese. La minaccia di Al-Qaeda e le cellule che si nascondono nei villaggi, dove gli yemeniti non si preoccupano del loro carattere politico. Per molti yemeniti rurali proteggere i viaggiatori in pericolo è considerato un dovere di ogni arabo.

L’unico modo per schiacciare i ribelli di Al-Qaida sarebbe di bombardare tutta la campagna. La conferenza di Londra sullo Yemen non suscita interesse nella stampa araba ad eccezione del fatto che l’aiuto internazionale a questo paese potrebbe essere un’opportunità molto importante e che la sovranità del Paese non è violata.

Lo Yemen non ha solo bisogno di aiuti finanziari, ma programmi per trasformare la comunità tribale in una produttività in grado di affrontare i tempi moderni come l’analfabetismo che causa la diffusione di ignoranza, tribalismo e il rispetto delle antiche tradizioni.

Gli Stati Uniti dovrebbero far pressione sul Governo Yemenita di essere più democratici e meno corrotti. L’interferenza Statunitense comunque non porterà stabilità allo Yemen.

Quindi aiuti finanziari si ma senza intervento militare. Un giornalista Yemenita, che si è specializzato in Al-Qaeda, Al Abdulreni-Mowray, ha detto che un intervento militare sarebbe un disastro.Intanto le Ambasciate sono in stato di allerta e sono momentaneamente chiuse quelle Statunitense e Gran Bretagna.

Nessuna Nazione straniera ha detto che avrebbe mandato truppe in Yemen, ma l’ntervento straniero cresce. Al-Ahmar dice che aiuti promessi dalla Comunità internazionale, spesso non sono consegnati.

Il governo degli Stati Uniti ha chiamato Abdul Majid al- Zindani un “Specially Designated Global Terrorist”, è accusato di rifornire fondi verso le organizzazioni terroristiche.

Ma è una figura potente nello Yemen e molta gente pensa che sono accuse assurde. Egli è il capo di importanti Università, è un rispettato studioso. L’aiuto da parte dell’occidente serve a rafforzare il rapporto tra mondo accademico dello Yemen e la comunità internazionale.

Questa conferenza si terrà a Sana’à il 17 e 19 maggio 2010, per informazioni www.yemen-2010.com .

Alla conferenza di Londra, quindi , si è messo in risalto gli aspetti economici, sociali, politiche e di sicurezza, ma alla presenza di 21 leader degli Stati Arabi e internazionale i Leader yemeniti dicono di accettare il sostegno finanziario internazionale.

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