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15 ottobre 2010

Trapianto di mani e la vita di una donna riacquista il tatto.

Dedicato ad Angese, Tom Maltone Dedicato ad Angese, Tom Maltone Dedicato ad Angese, Tom Maltone

Nell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza in Lombardia , una grande struttura con un equipe di eccellenza, mette in cantiere un altro intervento di microchirurgia.

Già nel 2000 questa struttura Sanitaria fu sede di un’importante intervento del genere come l’attaccamento di una mano nettamente tranciata ad un uomo di 43 anni.

Quest’anno nella notte tra l’11 e il 12 ottobre il Dottor Massimo Del Bene, primario di chirurgia plastica e della mano, ha realizzato un altro importante intervento tra i primi al mondo mai tentato nel suo genere.

Una donna di anni 52, tre anni fa aveva subito le amputazioni dei piedi e delle mani a causa di una forma grave di sepsi, un’infezione generalizzata dell’organismo. Qualche giorno prima le comunicano di ricoverarsi urgentemente perché da una donatrice di anni 58 dall’Ospedale di Cremona avevano spiantato i suoi organi.

La donna di 52 anni viene così sottoposta ad un doppio trapianto delle mani, Si sveglia contenta di vedere le sue braccia fasciate con all’estremità le punte delle dita vive. Intervento riuscito, ma bisogna attendere un mese per essere certi che non ci sia rigetto. Comunque non si prevedono sorprese.

In un momento di serenità, la donna intervistata da una giornalista, risponde alla domanda -“come si sentiva con delle nuove mani”- e lei -“ la mettono a contatto con la vita e dal primo momento c’è la vita”, ad un’altra domanda della giornalista - “cosa vorrà fare per prima cosa con le sue nuove mani”- e lei -“voglio dell’acqua e della farina per impastare una pizza”.

Questo risultato per la grande Azienda Ospedaliera di Monza e per la Lombardia è molto importante anche per i ricercatori e chirurghi di tutto il mondo.

Sanità in Italia

Lo Stato in materia di Sanità da gestire, è nel tempo diventato garante con l’articolo n.32 della Costituzione, garante del diritto alla salute.
Dagli anni ’90 la programmazione, organizzazione e gestione dei servizi sanitari, viene affidata alle Regioni e dal 2001 accordi tra Stato e Regioni diventano strumento per assicurare l’assistenza pubblica nel paese Italia.

Con l’accordo dell’8 agosto 2001 si fissano dei punti essenziali per delineare il progetto sanitario nazionale nel successivo triennio e precisamente dal 2003 al 2005 con le coerenze dell’Unione Europea, che entrarano in vigore il 23 febbraio 2002.
In questo accordo si individuarono i compiti del Ministero : nel garantire a tutti l’equità, la qualità, l’efficienza e trasparenza nella correttezza delle comunicazioni del sistema di assistenza; nell’evidenziare vizi di disuguaglianza e iniquità, promuovendo interventi correttivi per migliorare il sistema; nel collaborare con le Regioni per migliorare le diverse realtà sanitarie; nell’ affrontare progetti dell’innovazione e del cambiamento per allontanare i grandi pericoli che minacciano la salute pubblica.

Il programma nazionale per la ricerca prevede che le attività sono svolte dalle Regioni, dall’Istituto superiore di sanità, dall’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, dall’Agenzia per i servizi sanitari regionali, dagli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e privati, nonché dagli Istituti Zooprofilattici sperimentali.
Con specifici accordi, contratti e convenzioni, possono concorrere ai progetti di ricerca, le Università, il Consiglio Nazionale delle ricerche e altri enti e imprese pubbliche e private finalizzati alla ricerca.

Le Regioni propongono e predispongono i programmi di ricerca, possono assumere la responsabilità della realizzazione dei singoli progetti e assicurare il monitoraggio dei risultati della ricerca nell’applicazione nell’ambito Servizio sanitario regionale.
Gli Istituti svolgono la loro attività di ricerca e assistenza nei settori : Auxologia, Biotecnologia, Gastroenterologia, Geriatria, Malattie genetiche ed eredo-familiari, Malattie infettive, Malattie metaboliche, Medicina occupazionale, Neurologia, Oftalmologia, Oncologia, Ortopedia, Patologie croniche-degenerative-disabilitanti, Pediatria, Psichiatria, Riabilitazione, Trapianti d’organo.

Le ricerche è attuata attraverso la programmazione triennale di progetti istituzionali degli organismi di ricerca nazionale. Le competenze in Italia sulla Sanità è regionale e la realtà è diversificata per il costo medio per ricovero che grava dai 3.450 euro ai 5.083 euro, in parte giustificati per delle casistiche complesse.

Bisogna anche seguire un’altra casistica indicatore di efficienza come il costo medio per degenza pari a livello nazionale a 674 euro e che nelle Regioni oscilla tra i 932 euro del Piemonte e i 593 euro della Liguria.
I costi sono diversi e influenzati dalle specialità degli indirizzi delle strutture e quindi le spese sono più elevate nelle regioni Piemonte, Toscana, Lazio, Marche e basso nella Liguria e Sicilia, a questo però si aggiungono delle motivazioni di altra natura differenti ed eterogenee.

La Sanità Italiana ha sì nel tempo migliorato la propria immagine nei confronti dei cittadini e lo si vede nella riduzione dei viaggi della speranza all’estero, ma in realtà questi viaggi della speranza si sono trasferiti a livello interregionale.
I pazienti si spostano da Piemonte, PA di Trento, Marche, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Le Regioni di accoglienza sono Lombardia, Veneto, PA di Bolzano, Friuli, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e altre realtà di efficienza.

Il sistema sanitario ha il difficile compito di individuare zone d’ombra che vanno corretti nel tempo e contenere sprechi e che comunque bisogna considerare le peculiarità nei termini organizzativi, culturali e occorre intervenire con sistemi più complessi.
La Sanità al sud per vizi, cultura, sprechi è allo sfascio e comunque prevale il sistema dei baroni, clientelare politico e la raccomandazione per tenere in piedi un sistema apparentemente che funzioni.
Alla base una diversa organizzazione e gestione territoriale dove il PiL và da un minimo 5,56% ed un massimo 9,78% nel mezzogiorno.

Nelle regioni Campania e Sicilia la spesa pubblica Sanitaria supera di molto il 10% e fin quasi all’11%. Il PiL nelle Regioni del nord proporzionalmente è più alto, ma è una ragione in più perché questa proporzione di PiL finisce nella spesa Sanitaria.
A livello mondiale succede la stessa cosa, dove la spesa Sanitaria rappresenta una proporzione tanto più alta del PiL quanto più alto è il PiL di un Paese.
Qundi non è carenza di finanziamenti, ma ci sono altri gravi fattori.

La Calabria ad esempio è la Regione con il peggiore servizio Sanitario. Nelle Regioni del sud, visto il rapporto tra spese e risultati è gestita molto male. Questa gestione al sud spesso sono colpite da denunce con le conseguenti indagini che si sviluppano in risultati di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta o infiltrazione mafiosa o semplicemente politici corrotti, come ultimamente è successo alla Regione Puglia .

Quando il sistema ad sud non è colpito da denunce, la disorganizzazione o un’organizzazione piena di vizi, ricatta il paziente nel suo dolore e nel suo bisogno di assistenza e guarigione dove fosse possibile. A questo piega anche i familiari a subire il sistema o a trovare alternative nei vizi o addirittura sono i famigliari stessi che trovano la strada della raccomandazione.

Anche al nord in alcuni casi, per una gestione speculativa, sono venuti fuori, come in qualche clinica privata per corruzione, truffa, danno a persone, abuso di potere come la Santa Rita a Milano.
Se nella Sanità Calabrese su 39 ospedali, 36 non sono a norma, dove i pazienti spesso sono costretti ad attese lunghissime con funzionari spesso corrotti e assoggettati al potere di “qualcuno”, anche politico, al nord la realtà è nettamente il contrario.

Il governo ha deciso di ridurre il finanziamento per il Servizio Sanitario dallo Stato alle Regioni. L’ultima manovra finanziaria ha previsto un taglio per 5 miliardi di euro in 2 anni e questo secondo i Governatori rischia di far saltare anche i livelli essenziali di assistenza.

I servizi nel prossimo futuro tendono a ridursi quindi e le ASL saranno regioni. Intanto il sistema Sanitario nazionale tra sofferenze nelle inadeguate strutture, organizzazione a fatica, sprechi, vizi come al sud che si sommano anche il disagio culturale e di potere nella gestione, si barcamena tra regioni così dette virtuose e regioni sprecone, quelle che sono commissariate, oppure sottoposte ai piani di rientro.

Bisogna valorizzare i tanti professionisti che di solito dal nord si spostano al sud per colmare, anche se in minima parte, certe carenze professionali e organizzative e che negli ultimi anni in certe realtà e giochi di potere , questi professionisti sono stati quasi isolati e circoscritti nelle loro prestazioni professionali con il risultato di una faticosa collaborazione a favore di giochi di potere per i professionisti del sud.

In Lombardia invece ultimamente c’è un’intera struttura ospedaliera che dimostra efficienza, professionalità , ricerca e risultati in una buona assistenza Sanitaria che porta il sistema Nazionale Italiano alle attenzioni spesso Mondiali.

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