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16 febbraio 2011

Rivoluzione in Medioriente e l’Egitto esplode.

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È il 17 dicembre 2010, un giovane ambulante si dà fuoco a Sidi Bonzid in Tunisia. È un abusivo, ma il suo disperato gesto accende gli animi oppressi della popolazione. Crisi occupazionale, economica, Governo che lascia pochissimo spazio ad un senso minimo di libertà alla vita.

Il paese è nelle mani della first lady Leida Ben Ali, o meglio Leida Trabelsi, che con i suoi fratelli e nipoti, circa una cinquantina di persone, hanno creato un vero clan con un vero sistema mafioso che domina l’economia Tunisina.

Leader incontratato da oltre venti anni e precisamente dal 1987 che, per coloro i quali vogliono avviare un’attività, deve avere il benestare di Leila e versare una specie di pizzo al Clan. È il giorno più drammatico per il paese.

I manifestanti si scontrano con la polizia davanti al Ministero dell’interno assediato pacificamente per manifestare. Zeine Al-Abidine Ben Ali, leader dell’opposizione e portavoce dei manifestanti, chiede al Presidente di andarsene dal Paese. Intanto in tutto il paese veniva decretato lo stato di emergenza.

Nei luoghi di scontri, nelle strade e nelle piazze, ci sono già 66 morti, ma c’è chi afferma che siano 100. La tensione degli scontri costringono alla fuga il Presidente, che con un aereo decolla alla volta di Parigi.

In realtà dopo uno scalo in Sardegna a Cagliari, la sua fuga cambia rotta e si rifugia a Malta sotto protezione delle autorità Libiche. Il vuoto di potere viene intanto assunto da un gruppo di sei persone con la carica di Presidente ad interim affidate al primo Ministro Mohammed Ghannouchi.

Il Presidente Americano Obama, dichiara che in Tunisia ci siano libere elezioni. Da Tunisi, con effetto domini si accendono le rivolte anche in Mauritania, Algeri, Egitto e ancora altri. In Algeri un altro disoccupato si dà fuoco. Salgono a cinque il numero delle persone che hanno tentato di immolare nell’Oasi di El Oued.

CAIRO, piazza Tahrir in Egitto. Un milione di manifestanti urlano “via Mubarak, via Mubarak, via Mubarak”. Vogliono mettere fine al regime. Imponente schieramento di forze militari presidiano la zona chiudendo gli accessi al centro del Cairo. Gli elicotteri controllano dall’alto la piazza. Il palazzo Presidenziale è preso dassalto dai manifestanti, ma i militari intervengono con i carri armati per disperdere la folla, inizialmente senza usare la forza.

Il Governo si dimette dopo il discorso di hosmi Mubarak. El Baradei “ l’intifada del popolo continua fino a quando il presidente non andrà via”. Un milione di manifestanti decisi e fermi nella richiesta, assalgono il Ministero degli interni. La polizia apre il fuoco e negli scontri di sangue lascia dietro di se cento morti circa.

29 gennaio. Il capo delle antichità Egiziane Zahi Hawass è addolorato per un tentato saccheggio nella mattina al Museo Egiziano, ma l’esercito presiede le zone a rischio e respinge la guerriglia. Scontri si segnalano anche in altre città come Ismailia, Alessandria, Rafah al confine con Israele

L’Egitto è paralizzata. Scontri fra dimostranti si verificano fra gli oppositori di governo e coloro che lo sostengono. Si tenta comunque di normalizzare il quotidiano, anche perche i militari si rendono conto che senza quella divisa e quel ruolo sono come loro con gli stessi loro problemi e quindi le loro azioni sono contenute nel possibile, ma la piazza Tahrir si riempie di manifestanti e sfidando il coprifuoco, ci resteranno fino a quando Mubarak se ne va.

Intanto il Governo ha preso il sopravvento e a due settimane di protesta, Mubarak ha detto che non si candiderà alle prossime elezioni presidenziali che si terranno a settembre e cerca una via di uscita dopo trent’anni dignitosa. Il vice presidente Omar Suleiman con l’opposizione, permettono la sopravvivenza di Mubarak affinché trasmetta i suoi pieni poteri al vice.

Il Governo ha respinto tale richiesta e ha convinto i rappresentanti dell’opposizione al dialogo per una dichiarazione di governo come base di negoziato. Le istituzioni sarebbe al centro di dialogo e intanto si aumenta salari e pensioni. Piccola manovra non sufficiente per calmare le proteste. I manifestanti chiedono la revoca dello stato di emergenza imposta decenni fa per limitare le forze di opposizione.

Si chiede al governo di revocare lo stato di emergenza che dipende da uno stato di sicurezza piuttosto che accettare lo scioglimento del parlamento. Quindi il dialogo fino alle prossime elezioni e si favorisce così una nuova corrente dominata dal partito che fa capo al parlamento di Mubarak: Gli islamici, pur se in minoranza, è l’unica realtà di opposizione che accetta il dialogo.

I dimostranti, che non hanno leadership per affrontare la sfida, monta le tende in piazza Tahrir e non vogliono il dialogo ma risolvere subito con Mubarak che deve andare via.

C’è bisogno di un mandato costituzionale e attuare le riforme per facilitare libere elezioni. Il dialogo, fino a settembre non può essere sostenuto per i dimostranti che vogliono subito risoluzioni di cambiamento di regime per una scelta libera e che ha la peggio l’economia stessa del paese in una recessione.

Con la sterlina in difficoltà, l’inflazione ha trascinato in massa i dimostranti alla rivolta nelle strade e piazze. Recuperare con l’industria turistica sarà determinante per avere in un certo senso i mercati più o meno stabili.

Gli investitori assicurano che non è la borsa a cadere è la sterlina che ha subito una modesta caduta. Il Presidente Americano Obama, dopo il suo incontro con Mubarak che lo invita ad dare più libertà al popolo Egiziano, indica agli stessi Libere elezioni.

Ma Mubarak si ostina a dimostrare che il paese ha bisogno della sua realtà visiva delle necessità del popolo Egiziano ed è certo una veduta imposta perché distorta. Obama prende le distanze da Mubarak.

Le proteste, pur se rientrate apparentemente, continueranno fino alla cacciata del regime di Mubarak.

11 febbraio. Nel primo pomeriggio, colpo di scena, Mubarak lascia il paese. Nelle strade del Cairo i dimostranti festeggiano in un caos liberatorio. L'Egitto esploso nella rivolta, oggi esplode in una storica conquista di libertà.

Rivoluzione in Medioriente e l’Egitto esplode. Rivoluzione in Medioriente e l’Egitto esplode. Rivoluzione in Medioriente e l’Egitto esplode. Rivoluzione in Medioriente e l’Egitto esplode. Rivoluzione in Medioriente e l’Egitto esplode.

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